La Cina, da diversi anni, sta perseguendo il progetto di riuscire a sfruttare le risorse offerte dallo spazio. Una tappa fondamentale è avvenuta nel 2003 quando per la prima volta un’astronave ha compiuto un giro nell’orbita terrestre, mentre il 27 settembre scorso è stato raggiunto un altro traguardo importante con la prima passeggiata di un astronauta nello spazio; questa missione ha infatti aperto alla Cina la strada verso la costruzione di una propria stazione spaziale.
Il programma spaziale cinese è stato lanciato nel 1956 dal Presidente Mao in collaborazione con l’URSS, sulla base delle esigenze legate alla difesa; questo programma ha poi avuto uno sviluppo autonomo dopo la crisi con Mosca nel 1960. Un documento dell’Amministrazione nazionale cinese per lo spazio ne illustra gli scopi, tra cui la costruzione di un sistema di osservazione della terra e la creazione di una rete indipendente di satelliti per le telecomunicazioni e di un sistema di sensori. Un obbiettivo a lungo termine è la pianificazione di un progetto di esplorazione lunare che renda possibile lo sfruttamento delle risorse minerarie del satellite. La Cina, per alcune iniziative specifiche, collabora anche con paesi come la Russia, il Brasile e la stessa Europa, con quest’ultima per il progetto Galileo, un sistema di navigazione satellitare alternativo al sistema Gps statunitense che il paese utilizza al momento insieme al sistema russo Glonass. Pechino utilizza già anche un proprio sistema, Beidou, che è costituito però solo da due satelliti e che ha pertanto un impiego limitato.
La maggior parte dei progetti cinesi è pensata a scopo scientifico o commerciale, con la fornitura di servizi di lancio. Ma nonostante il paese sostenga di perseguire solo scopi pacifici, la Cina utilizza sistemi spaziali anche in campo militare, soprattutto per le comunicazioni satellitari, la navigazione e lo spionaggio, anche se non ancora a livello avanzato. La ricerca, che vede un fitto scambio di tecnologie e personale tra settore civile e militare, porterà comunque in pochi anni notevoli avanzamenti anche in quest’ultimo ambito. Già nel 2007 la Cina ha distrutto uno dei suoi satelliti in disuso nello spazio, dimostrando di possedere la tecnologia adeguata allo scopo di colpire satelliti nello spazio, e in futuro è previsto lo sviluppo di armi antisatellite e di una nuova generazione di nano-satelliti. In realtà è difficile distinguere le finalità civili delle ricerche da quelle militari. Il paese, inoltre, vede l’accesso allo spazio come un pilastro della propria autonomia e un modo per ribadire il proprio status di grande potenza.
Tutto ciò non può non preoccupare gli Stati Uniti che temono venga minata la loro supremazia in campo spaziale; gli USA infatti sono sempre più dipendenti dai loro satelliti in campo commerciale e militare. Per questo il governo statunitense nel 2000 ha posto un embargo che impedisce alle industrie americane di vendere basi di lancio per missili alla Cina, soprattutto per impedire la possibilità dello scambio di conoscenze con questa nazione. L’America, infatti, secondo quanto dichiarato nel 2000 nel rapporto Joint Vision 2020, mira a dominare la dimensione spaziale delle operazioni militari per proteggere gli interessi e gli investimenti nazionali e, per questo, la sua politica è volta a cercare di impedire l’accesso allo spazio ad altri paesi, ed in particolare la Cina rappresenta sotto questo profilo il loro maggior avversario. Ma anche un altro paese asiatico, l’India, ha fatto notevoli progressi in questo settore: il 23 ottobre è entrata nell’orbita terrestre la prima navicella indiana senza astronauti diretta sulla luna ed entro il 2015 è prevista una missione con esseri umani a bordo.
La caratteristica comune di questi progetti di ricerca sia americani, che indiani e cinesi, è quella di essere condotti da aziende private finanziate e coordinate da governi di nazioni con dimensione continentale che quindi sono in grado di fornire un adeguato supporto organizzativo e finanziario. Invece in Europa non esiste un governo con queste caratteristiche e le ricerche spaziali sono condotte dall’ESA, un’agenzia cui appartengono diciassette paesi (non tutti membri dell’UE) e il cui scopo è quello di sviluppare tecnologie e servizi spaziali e di promuovere le aziende europee. Però la mancanza di integrazione nell’ingegneria, dovuta ad inefficienze nell’organizzazione tra gli Stati membri, limita lo sviluppo dei progetti. Un altro problema europeo è la difficoltà nel reperire i fondi, come dimostra il progetto Galileo sulla cui redditività le aziende private volevano dai governi garanzie precise prima di proseguire il loro lavoro. I governi europei hanno sempre mirato ad uno sviluppo pacifico delle tecnologie spaziali, ma ora che è del tutto evidente che altri paesi intendono usare lo spazio a scopo bellico , anch’essi hanno iniziato a dare un nuovo scopo alle ricerche. E’evidente, tuttavia, che la mancanza di un governo europeo rallenterà sicuramente la ricerca, impedendo all’Europa di competere su un piano di parità con gli altri paesi. Inoltre, gli Stati europei vorrebbero nuove norme internazionali per regolare l’uso militare dello spazio, ma difficilmente verranno ascoltati se continueranno a presentarsi divisi tra loro. L’Europa ha dunque bisogno di un governo unico per non essere surclassata in questo campo in cui si gioca il futuro, e per questo è necessario che si crei al più presto un primo nucleo di Federazione a partire da quegli Stati, come Francia e Germania, che dovrebbero meglio comprenderne la necessità.