Brezinski fa attualmente parte del Center for Strategic and International Studies ed insegna American foreign policy alla School of Advanced International Studies, presso la John Hopkins University, Washington, D.C. In passato è stato Consigliere del Presidente Carter. Come precisa il suo intervistatore nel presentarlo, tutti i suoi principali scritti sono stati tradotti in cinese e sono attualmente oggetto di un grande dibattito in Cina.

In una intervista rilasciata al Quotidiano del Popolo cinese (200306), Zbigniew Brzezinski (1) ha tracciato quelle che secondo lui sono le linee direttrici di sviluppo dei rapporti internazionali nel prossimo futuro. Da alcuni stralci di questa intervista è possibile trarre degli spunti sulla progressiva e, allo stato attuale, inevitabile marginalizzazione dell’Europa nel quadro mondiale. Da questa intervista emerge inoltre la constatazione che la potenza degli USA è un dato di fatto destinato a dominare ancora a lungo la scena mondiale, e che, come all’epoca del disgelo tra USA e URSS, le relazioni internazionali si debbano reggere su una sorta di coesistenza pacifica tra USA e potenze asiatiche per affrontare le maggiori sfide poste dall’instabilità di vaste aree nel mondo. La gestione degli equilibri nei Global Balcans, dal canale di Suez alla regione nord orientale della Cina, dell’accesso alle risorse enrgetiche, dell’espansione del commercio internazionale dovrebbero rappresentare, secondo Brezinski, i banchi di prova di questa cooperazione. Ma vediamo in sintesi alcuni passaggi dell’intervista.

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“Penso che il rapido sviluppo della Cina e dell’India rappresenta un riequilibrio tra la civiltà euroatlantica e quella asiatica. L’era della dominazione europea ed americana sta giungendo al termine. Ma in questo contesto la superiorità americana è destinata a durare ancora per un po’. Forse non a lungo. Ma nel prossimo futuro la superiorità americana resterà una realtà politica ed economica nel mondo ...

Le ragioni per le quali l’America si affida alla potenza militare per risolvere i problemi sono molteplici. In molte occasioni ho criticato l’eccessivo ricorso alla forza per risolvere i problemi. Ma bisogna al tempo stesso ammettere che molti problemi richiedono l’uso della forza per impedire che la situazione peggiori: il fatto è che l’America non ha partner disposti o in grado di aiutarla su questo terreno. Gli USA restano l’unica potenza capace di agire efficacemente e globalmente al di fuori dei propri confini ... Ciò non mi impedisce di dire che l’intervento in Irak sia stato un esempio di errato giudizio della situazione e di uso sconsiderato della nostra potenza. [Sul piano geopolitico] nessuna coalizione può contrastare efficacemente una superpotenza come gli USA. Chi pensa ad una coalizione antiamericana dovrebbe considerare che una coalizione è, per definizione, un’alleanza di diverse componenti con diverse capacità, che non può agire come sostituto di una superpotenza. Una coalizione può sfidare una superpotenza, ma non può sostituirla ...

Per questo occorre ricercare il consenso e la collaborazione innanzitutto fra gli Stati che hanno un interesse comune nella stabilità internazionale. Ci sono Stati che, per diverse ragioni, sono in qualche modo più isolati degli altri rispetto ai problemi della sicurezza globale. Altri Stati al contrario dipendono completamente dalla sicurezza globale e devono fare di tutto per mantenerla: sto parlando evidentemente degli Stati più grandi e potenti ...

Dal nostro punto di vista, è evidente per esempio che non è interesse dell’America esacerbare i rapporti tra Cina e Giappone, che sarebbe meglio se restassero buoni competitori, anche sul terreno economico, piuttosto che diventare degli incontrollabili antagonisti, come accadde per la Francia e la Germania nella prima metà del secolo scorso ... La questione dell’Iran, e più in generale quella dell’assetto del Medio Oriente e del Golfo, richiedono un dialogo strategico tra USA e Cina. Lo stesso si può dire per quanto riguarda l’espansione delle relazioni commerciali USA in India e la collaborazione nel campo dell’uso dell’energia nucleare. Anche la questione più globale del riassetto finanziario e commerciale su scala mondiale implica un costruttivo dialogo tra USA e Cina ... Certo un grande potere, se usato male, può produrre gravi conseguenze. Ma a questo proposito bisogna ricordare che gli Stati più piccoli non sono buoni in sè, ma semplicemente possono essere aiutati dai paesi più grandi a non commettere errori. Una grande potenza può facilmente prendere decisioni stupide sulla base dell’arroganza o della paura, per questo bisogna sempre tenere presente la realtà storica del momento e i prevedibili trend di sviluppo globali: solo tenendo conto di questi fattori possiamo sperare di far fare all’America e alla Cina le cose giuste.”

 

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