Che l’incontro di Ventotene sia davvero un nuovo inizio. E’ l’auspicio da più parti condiviso.  Che sia l’avvio di un percorso politico, questa volta concretamente politico, che abbia come obiettivo prioritario l’unione federale dei diversi Stati continentali. Si è voluta sinora un’Europa non ben definita.

Molto economica, ancora troppo poco politica, connotata dalle azioni di banche e banchieri, imprenditorie e imprenditori, interessi nazionali e particolari.Dagli anni Cinquanta ai giorni nostri, quante trascuratezze invece per gli aspetti fondanti, quelli storici e culturali, spirituali e politici, che creano identità, appartenenze e desideri di azione. L’ostinata volontà di mantenere gli orticelli dei nazionalismi ha determinato come determina debolezze evidenti nelle attività internazionali, le sovranità assolute dei singoli Paesi non hanno assicurato come non assicurano indipendenze economiche, né sicurezza, portano ad inevitabili conflittualità.

Stiamo vivendo un periodo di grandi cambiamenti. Sebbene molti non se ne rendano conto, il clima è da Basso Impero, con un Occidente in decadenza, insicuro e sotto attacco, che non riesce ad esprimersi, dal mercato del lavoro all’innovazione tecnologica, dalle formule di convivenza civile alle necessarie risposte ad annose emergenze umanitarie. Vogliamo andar avanti con un’Europa siffatta? Sarà opportuno proseguire su percorsi di inefficienza, di blandi riscontri alle crisi epocali che il Terzo Millennio pone in evidenza, fatti di proclami elettoralistici dai toni assai grossolani, populistici e inconcludenti? Oppure vogliamo svegliarci, uscire da questo “stato di minorità” che rovina i nostri territori, le nostre Nazioni, la nostra gioventù, che ha reso intere generazioni schiave di una mediocritas sciatta e disgregante?

Dal ’45, il nostro Continente ha vissuto un lungo periodo di pace e sviluppo, proprio seguendo, in parte, gli ideali dei padri dell’Europa Unita. In nome di sciocche burocrazie e storture indubbie, si vorrebbe tornare indietro, vagando su tracciati di perdizione… cui prodest? Si cambino rotte, si rafforzino i sentimenti, si trovino ancoraggi costruttivi.

Dobbiamo a questo punto scegliere, non possiamo attendere oltre, ne vale dei nostri futuri politici e sociali, economici e culturali. E’ proprio vero: se non ora, quando?

Dall’Europa delle Nazioni all’Europa dei popoli agli Stati Uniti d’Europa. Con le menti aperte e gli animi grati ai padri dell’Europeismo e del Federalismo mondiale, da Kant ad Hamilton, da Mazzini a Monnet, da Adenauer a Schuman, da De Gasperi e Einaudi, agli attuali esponenti dell’unica via che conduce alla salvezza.

Su quell’isola delle Ponziane, nel ‘41, illuminati personaggi, al confino per motivi politici, Altiero Spinelli, Eugenio Colorni, Ernesto Rossi,  redassero il Manifesto di Ventotene, documento simbolo, costitutivo del federalismo europeo, di quella certa idea di Europa che vorremmo fosse quanto prima realizzata. Ad essi dobbiamo rivolgerci, testimoniando impegno e dedizione convinta.

In varietate concordia, l’unità nella diversità, questo vogliamo. Contro recessioni ideologiche, sfaldamenti di ideali, tensioni e riproposti autonomismi, per una definitiva concezione sovranazionale di cittadinanza. Ecco il messaggio di Ventotene: la rinascita per la federazione mondiale. Un'Europa soprattutto politica e sociale, edificata su formidabili fondamenta culturali.

 

Informazioni aggiuntive