Nei giorni scorsi si è svolto il Congresso di Alleanza Nazionale nell’ambito del quale è stato presentato il documento VINCE LA PATRIA, NASCE L’EUROPA che ha il merito di esporre apertamente l’orientamento nazionalista ed antifederalista del partito. In un passaggio della piattaforma congressuale si legge: “Noi vogliamo fare la nostra parte per la costruzione di una nuova Europa comunitaria, una istituzione che, preservando le specificità dei singoli Stati come elemento di ricchezza dell’Unione, ne unisca sinergicamente i contributi; non annullando gli Stati nazionali bensì costituendo una Confederazione di Stati-nazione; in questo senso gli Stati e gli interessi nazionali contribuiscono e non sono di ostacolo alla formazione dell’interesse e delle priorità europei…. Oggi che lo Stato e la questione della sovranità tornano al centro della vita dei popoli, tornano al centro della vita sociale i soggetti politici e le visioni del mondo che possono offrire una risposta convincente ai dilemmi e ai conflitti della contemporaneità. Torna al centro della vita sociale la politica e, con essa, chi della politica ha una visione realista, progettuale, e nel contempo consapevole che il senso della politica è la libertà (H. Arendt). Oggi politica vuol dire ritrovare i nessi che legano la richiesta di sicurezza che giunge dai cittadini con le istanze insopprimibili di libertà; ricongiungere l’autorità e la sovranità dello Stato con i bisogni dei corpi intermedi e delle comunità; saldare l’identità nazionale e lo sviluppo economico; difendere il patriottismo della cultura contro le spinte omologatrici; trovare la forza per ridare alla nostra Nazione una missione storica da compiere”.

Questa riscoperta dello Stato nazionale non riguarda solo Alleanza nazionale, ma è in atto un po’ in tutti gli schieramenti politici. In fondo anche chi continua a proclamare la propria fedeltà agli ideali che hanno ispirato la nascita del processo di unificazione europea non riesce ad emanciparsi dall’ideologia nazionale. Lo prova l’adesione acritica a formule ambigue come quella della “federazione di Stati nazione” e il sostegno ad una “carta costituzionale europea” slegata dalla prospettiva di fondare uno Stato federale europeo.

Il fatto è che gran parte della classe politica in Italia non è più in grado di districarsi dalle contraddittorie affermazioni e prese di posizione che cercano di coniugare europeismo e difesa degli interessi nazionali. Il documento di Alleanza Nazionale afferma ad un certo punto che “ l’Europa è un progetto che si sviluppa con i popoli e non sopra i popoli; un progetto di sovranità concentriche che si impernia sulle istituzioni nazionali legittimate dal voto popolare e sull’assemblea europea e intorno ad esse vede fiorire gli spazi di sovranità che rispondono alle identità locali ed alle differenti tradizioni. In tal senso questi due anni dovranno segnare un capitolo nuovo del coinvolgimento dei cittadini europei, più approfondito rispetto a quelli che hanno preceduto e seguito la firma e la ratifica del Trattato di Maastricht, che solo in pochi Paesi, è il caso di ricordarlo, è stato effettivamente sottoposto al vaglio referendario.” Quale forza politica sulla scena politica italiana in questo momento è in grado di fare affermazioni meno ambigue e di chiarire che, per portare a termine il processo di unificazione europea, è necessario un trasferimento di sovranità dal livello nazionale a quello europeo? Questo è in fondo il segno più preoccupante della deriva antieuropea dell’Italia.

La confusione che domina il dibattito sull’Europa è il sintomo più evidente del degrado della politica che sta guadagnando terreno in tutti i paesi europei. Essa rispecchia infatti la convinzione, sempre più diffusa, che il processo europeo sia ormai giunto, con la moneta europea, al suo traguardo finale, e che a questo punto ogni Stato nazionale possa e debba tornare a perseguire la propria missione storica.

Di fronte a questo pericolo, chi vuole davvero l’Europa non può rimanere indifferente. Che futuro può avere un continente in cui si riaffacciano gli egoismi nazionali e in cui le istituzioni europee vengono sempre più considerate come il quadro in cui concludere affari più o meno vantaggiosi per il proprio paese? Che futuro può avere l’Europa nel momento in cui gli europei si convincono che i propri Stati nazionali hanno ancora una missione storica da assolvere?

Il nuovo disegno strategico per l’Italia, secondo Alleanza Nazionale, consisterebbe nel “comprendere che il dato politico nazionale è la base necessaria per costruire qualsiasi processo di devoluzione di sovranità verso l’alto o verso il basso… Per lunghi decenni la Destra è stata sola nell’affermazione dei principi dell’identità italiana e del valore della Patria. Nel lungo dopoguerra, la Patria era diventata una parola scomoda, lontana dal bon ton delle egemonie culturali, reietta a molti. Con essa la bandiera, l’inno e tutta la simbologia della nostra storia comune è stata fastidiosamente respinta, da chi confondeva capziosamente il sentimento d’identità nazionale con la pura retorica nazionalista.”

La verità è un’altra, e l’on. Fini, che tra l’altro rappresenta l’Italia alla Convenzione europea, non può fingere di ignorarla: non si può al tempo stesso far vincere la patria e l’Europa. Se in tutti i paesi europei dovesse prevalere lo slogan di Alleanza Nazionale, non nascerà una nuova Europa, ma tornerà la vecchia Europa dei contrasti e dei conflitti. La costruzione della nuova Europa passa attraverso la fondazione dello Stato federale europeo a partire dal gruppo dei paesi che hanno avviato, oltre mezzo secolo fa, il processo di integrazione. Alleanza Nazionale vuole oppure no che l’Italia continui ad avere un ruolo di iniziativa in questo gruppo di paesi?


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