Europa

Gli stati veterocontinentali sono protagonisti di un capitolo storico i cui risvolti finali ancora sono dubbi; alla faticosa salita che conduce verso la “rifondazione di un'Europa sovrana, unita e democratica”, per dirla con Macron, si oppone il sentiero scosceso della disintegrazione europea, ai limiti del quale aleggia il cupo spettro di un passato non lontano: quello del nazionalismo.

Di fronte alle difficoltà e alle crisi in cui l'Europa sta versando - a partire da quella economica iniziata nel 2008 - accentuate dal populismo anti-europeo che ne mina la credibilità agli occhi dei cittadini europei, la Commissione per gli affari costituzionali del Parlamento europeo (PE) ha stilato due progetti di relazione relativi alla revisione del Trattato di Lisbona che sono attualmente in discussione e che dovrebbero esser votati entro la fine dell’anno.

Che l’incontro di Ventotene sia davvero un nuovo inizio. E’ l’auspicio da più parti condiviso.  Che sia l’avvio di un percorso politico, questa volta concretamente politico, che abbia come obiettivo prioritario l’unione federale dei diversi Stati continentali. Si è voluta sinora un’Europa non ben definita.

"Dopo ogni attacco terroristico, sento sempre lo stesso mantra: abbiamo bisogno di più coordinazione, abbiamo bisogno di una migliore coordinazione. Quante altre persone devono morire prima che si riconosca il fatto che la "coordinazione" in Europa non è semplicemente abbastanza?". Con queste parole l'europarlamentare belga GuyVerhofstadt (ALDE) ha commentato l'attentato a Bruxelles all'Europarlamento, riassumendo efficacemente il paradosso in cui si trova l'Europa oggi.

Il 4 Marzo l'ufficio stampa della Commissione ha rilasciato un importante documento che espone il piano degli organi europei per affrontare la crisi dei rifugiati in corso senza sacrificare una delle più grandi conquiste dell'Europa unita: la libertà di movimento dei cittadini europei.

23 Giugno 2016: questa data, indubbiamente, verrà ricordata per la sua importanza storica.

I risultati del referendum sull'appartenenza del Regno Unito all'Unione Europea sono sconcertanti: la maggioranza dei cittadini votanti, in particolare le fasce della popolazione di età avanzata, hanno optato per “Brexit”, sebbene l'uscita effettiva vada ancora formalizzata e realizzata; secondo l'articolo 50 del Trattato di Maastricht, nei prossimi due anni, l'UE ed il Regno Unito dovranno contrattare le modalità di recesso, fondamentali per ripensare i loro rapporti politici.

La crisi economica, quella dei flussi migratori e il terrorismo, spingono l’opinione pubblica a perdere fiducia nell’Unione europeaea. Ma è la pretesa di voler preservare la propria impotente sovranità che impedisce di affrontare con successo questi problemi.

Pochi mesi dopo Charlie Hebdo, il terrore è esploso ancora. Il livello di allarme elevatissimo continua tuttora a scuotere la vita dei cittadini, e in molti casi dichiarazioni dettate dall'angoscia generano confusione ulteriore. 

Nelle elezioni locali del 28 settembre gli indipendentisti catalani non hanno ottenuto il plebiscito sperato. Rimane però in Europa il problema di come gli Stati nazionali possano riuscire a garantire un quadro politico stabile e duraturo nel lungo periodo.

Il Consiglio del 22 settembre ha approvato la proposta della Commissione di ricollocare in 24 mesi 120.000 rifugiati che hanno raggiunto la Grecia, l’Italia e l’Ungheria, ma con questo non si può certo pensare che il problema dell’immigrazione sia risolto.

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