Il 4 Marzo l'ufficio stampa della Commissione ha rilasciato un importante documento che espone il piano degli organi europei per affrontare la crisi dei rifugiati in corso senza sacrificare una delle più grandi conquiste dell'Europa unita: la libertà di movimento dei cittadini europei.
Lungi dall'essere "un accordo tra le classi dominanti per soddisfare i propri interessi e uno sparuto gruppo di intellettuali per mettersi l'anima in pace",come ha affermato un insigne professore universitario di Pavia, Schengen è uno dei cardini su cui si basa l'attuale Unione Europea, senza il quale perfino il sistema della moneta unica perderebbe la sua ragion d'essere.
Stimare i benefici del sistema Schengen risulta assai complicato, perfino per un organo come la Commissione. Tuttavia i commissari sono riusciti a stilare alcuni dei costi che gli stati membri dovrebbero affrontare in caso di sospensione degli accordi. Tralasciando la mobilità delle persone, in particolare dei giovani studenti, l'abolizione della libertà di movimento comporterebbe una perdita tra i 2,5 e i 4,5 miliardi di euro in termini di costo opportunità dovuta alla perdita di tempo alle frontiere per i cross-border workers; potrebbe esserci una riduzione di almeno 13 milioni di turisti, per un costo di 1,2 miliardi, un costo di almeno 1 miliardo per il personale occupato alle frontiere, per non parlare del danno alle importazioni-esportazioni di merci (ad esempio per Polonia o Paesi Bassi un costo annuo di 500 milioni). Di conseguenza il nazionalismo e la chiusura a riccio sui propri confini non sono assolutamente delle vie ottimali.
Per affrontare in maniera più efficace la crisi dei rifugiati, senza compromettere il sistema economico europeo, l'unica soluzione razionale è il potenziamento della protezione sui confini esterni dell'area Schengen. Già a dicembre la Commissione aveva presentato un piano per costituire un'autorità di guardia costiera e di confine europea (EBCG), con l'impegno di un'approvazione da parte del Parlamento entro giugno, per renderla operativa entro l'estate. Tale istituzione sarebbe andata a tutto vantaggio dei paesi esterni, più esposti alle pressioni dei rifugiati, in particolare la Grecia, già stremata dalla crisi economica. La Commissione, a tal proposito, prevede di intensificare le relazioni tra i commissari e le autorità greche, al fine di garantire il proprio supporto in tempo immediato. Inoltre, se necessario, l'agenzia Frontex aprirebbe la strada all'insediamento dell'EBCG e sarebbe dotata di ulteriori finanziamenti, risorse umane ed equipaggiamento entro il 22 marzo. Altro versante operativo sarebbe quello della Turchia: il piano di costruzione di campi profughi sul suolo turco sta avendo gli effetti sperati, in termini di calo degli arrivi in Europa. Tuttavia l'intensificazione dei rimpatri in Turchia ridurrebbe ulteriormente la pressione dei rifugiati sulla Grecia.
Per quanto riguarda i confini interni, va ricordato che i controlli alle frontiere sono consentiti dal testo degli accordi di Schengen, nonostante alcuni paesi, come l'Ungheria, abbiano di fatto sospeso tali accordi. La Commissione in questo caso insiste sul fatto che i Paesi debbano impedire il transito nei propri confini alle persone che non soddisfano i requisiti di entrata del Codice dei Confini di Schengen, rendendo di fatto solo temporanea la reintroduzione dei controlli.
Qui si riporta in versione integrale la roadmap:
4 Marzo - presentazione della roadmap;
12 Marzo - la Greciadevepresentareun piano d'azione per implementare le raccomandazioni del ConsiglioEuropeo;
16 Marzo - comunicazione della Commissionesullariformadeitrattati di Dublino, in un'ottica di solidarietàtra i paesi;
16 Marzo - primorapporto della Commissionesugliimpegni sul trasferimento e reinsediamentodeirifugiati;
22 Marzo - Eventuale richiesta di ulteriorifinanziamenti da partedell'agenziaFrontex in vista del supporto alla Grecia;
1 Aprile - Invio di personale edequipaggiamentotecnicoall'agenzia da partedegliStati;
12 Aprile - la Commissionepresentailverdettosull'adeguatezza del piano d'azionegreco;
16 Aprile - presentazione di unsecondorapporto sul trasferimento;
11-17 Aprile - avràluogounavalutazionesu Schengen da partedegliesperti della Commissione e degliStatimembri;
12 Maggio - la Greciafarapportosulleimplementazioni delle raccomandazioni del Consiglio;
13 Maggio - in caso di seriemancanze al controllo delle frontiereesterne, ilConsiglio si riserva la capacità di modificarealcuneclausoledell'accordo di Schengen per unasoluzioneeuropea più coerente;
16 Maggio - terzorapporto;
Giugno 2016 - ratificadegliaccordi per istituire la guardiacostiera e di confineeuropea EBCG; la Commissioneinoltrepresentaunavalutazionesullapossibilità di riprendere i trasferimenti di Dublinoverso la Grecia;
Agosto 2016 - l'EBCGdivieneoperativa;
Settembre 2016 - l'EBCGvienevalutata e i problemiriscontratinelprimomesevengonorisolti;
Dicembre 2016 - grazie ai nuovistrumenti, se la situazionegeneralelopermette, la data è unlimite per le misureeccezionalideicontrolli di frontiera.
Alla luce di questo piano, sì ambizioso ma perfettamente realizzabile, notiamo che esiste la volontà da parte degli organi europei di adottare una politica comune per far fronte alla crisi dei rifugiati. Come sempre il ritorno al passato e ai confini nazionali rappresenta una visione apparentemente facile e rapida, tuttavia avrebbe un costo insostenibile, sia sotto l'aspetto economico, come ho avuto modo di indicare precedentemente, sia sotto l'aspetto politico, perchè consisterebbe in una battuta d'arresto nel processo di integrazione politica dell'Europa. Con la presa di posizione nell'ultimo periodo del modello dell'integrazione a due cerchi, si consentirebbe ai paesi non disposti a condividere sovranità politica, di godere dei vantaggi della libera circolazione senza interferire nel processo di unificazione in atto nell'eurozona. Discostandosi dagli aspetti più tecnici, la fine di Schengen sarebbe drammatica perchè cancellerebbe una grande conquista dei cittadini europei, ossia la condivisione di uno spazio, dove un tempo si combattevano guerre sanguinose e fratricide, in cui muoversi liberamente.