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Nel 1934 lo storico urbanista Lewis Mumford aveva previsto che, grazie all’elettricità, sarebbe stato possibile rivoluzionare il sistema produttivo e quello dei trasporti passando da una fase di sviluppo basata sullo sfruttamento del carbone e dell’acciaio ad una fondata sull’elettrificazione: “con l’elettricità potranno tornare puliti i cieli e le acque e si potrà dare un senso al decentramento produttivo”.

Al giorno d'oggi è impressione comune che in molti ambiti l'Unione europea non riesca a far valere i propri interessi a livello globale. Uno di questi è la politica estera: quante volte infatti ci siamo chiesti perché l'Europa sembra essere impotente di fronte alle minacce per la sicurezza in zone tanto vicine a noi? La risposta a questo interrogativo va ricercata nella struttura stessa dell'UE.

La globalizzazione suscita sentimenti contrapposti, inducendo pensieri contrastanti. Timore e positività, diniego ed interesse; queste dicotomie polarizzano anche gli approcci politici delle grandi potenze mondiali.

Il futuro dell'Europa è incerto.

Da un lato, il progetto della progressiva integrazione politica, e i suoi fautori; dall'altro, il ritorno del progetto nazionalista con il suo messaggio distruttivo abbandonare l'Europa ed il progetto di integrazione.

L’inaspettata vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane apre un nuovo capitolo nelle relazioni americane con l’Europa.

L’attuale conflitto libico presenta oggi uno scenario molto frastagliato, connotato dalla presenza di distinte fazioni rivali, ognuna di esse in lotta per il dominio di un paese che da sempre è stato preda di conflitti interni e non solo, principalmente a causa del suo posizionamento strategico e dei numerosi giacimenti di petrolio e gas naturale, le cui riserve si stima che ammontino a circa 44 miliardi di barili, che condizioneranno pesantemente le sorti del paese.

La notte dello scorso 15 luglio si è verificato un tentativo di colpo di stato in Turchia, guidato da alcuni dei vertici delle forze armate turche per rovesciare il governo del Presidente Recep Tayyip Erdogan.

La deriva autoritaria che la presidenza Erdogan sta imponendo al proprio paese, dovrebbe preoccupare il mondo intero per la posizione geopolitica strategica della Turchia. Al di là di ogni considerazione a proposito del fallito colpo di Stato sul quale permangono dubbi e contraddizioni, è evidente che il Presidente Erdogan doveva aver predisposto da tempo la lunga lista di persone e autorità da epurare.

Dopo una lunga trattativa tra l'Unione Europea e la Turchia è stato raggiunto in occasione del Consiglio Europeo del 18 marzo l'accordo (Piano di Azione Comune o JAP) sulla gestione dei flussi di migranti che, passando dalla Turchia, cercano di raggiungere le coste della Grecia. Lo scopo dell'accordo è quello di limitare l'arrivo dei migranti sulle spiagge greche e cercare di esternalizzare il problema dei profughi in Turchia.

Cercare di descrivere il nostro tempo non è facile. La società globale, la frammentazione dei conflitti, i rapporti internazionali sono elementi che concorrono alla formazione di un sistema complesso, la cui interpretazione è particolarmente ostica.

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