Mario Monti dialoga con l'eurodeputata Goulard sull'unico futuro possibile per l'Europa. In questi mesi di dibattito serrato tra europeisti ed euroscettici, l’ex premier Mario Monti e l'eurodeputata Goulard scrivono un manifesto politico fuori dai loro ambienti istituzionali per richiamare in modo netto e preciso l'importanza dell'Europa, il cammino intrapreso fino ad ora, ma soprattutto quel cammino ancora da compiere per avere un'Europa politica che sia la sede della Democrazia.

Il libro è insieme appello alla fiducia, critica all'esistente e proposta politica per il futuro. Commentare quest'ultimo punto mi sembra di particolare rilievo per il semplice motivo che, nonostante sia solo un’opinione, è pur sempre quella del nostro premier sull'Europa del domani.

Il primo punto di rilievo è la posizione assunta sul quadro politico nel quale realizzare il prossimo necessario passo verso l'unificazione politica: l’eurozona dovrà consolidarsi attraverso la creazione di un parlamento. Ciò significa dire che solo tra i 17 paesi dell'area euro (con l'importante esclusione del Regno Unito, paese sempre politicamente avverso a qualsiasi tentativo continentale di unificazione politica) ci sono sufficienti elementi comuni dove può sorgere la volontà di unirsi in un processo costituente inscindibile.

Secondo punto di rilievo è quanto emerge dal capitolo intitolato "Prevedere modalità precise per la revisione dei trattati". In poche pagine è espresso un ragionamento lucido, frutto di un'analisi seria del problema che sta bloccando il progetto europeo: il principio di unanimità nella revisione dei trattati. Un'Europa politica sorgerà sul lungo periodo solo da una Costituzione elaborata da una Convezione, espressione di quegli Stati che dimostreranno la volontà di andare avanti. Tale volontà sarà il risultato in ciascun Paese di un dibattito politico che terminerà con un sì o un no netto alla revisione dei trattati. Pero alla base di tutto ciò ci deve essere un patto politico tra i paesi che preveda la ratifica del nuovo trattato secondo il principio di maggioranza degli Stati in modo che la volontà di un solo paese non blocchi il processo fino alla paralisi che viviamo tuttora, conseguenza nefasta dell'applicazione del principio di unanimità. Di modo che l'opinione pubblica del paese contrario non blocchi questa necessità imposta dalla storia.

 

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