Buongiorno, ringrazio tutti, in particolare gli studenti, di essere qui oggi così numerosi a partecipare all'ultima tappa del nostro Progetto prima del seminario di Desenzano.
Ringrazio il Sindaco Massimo Depaoli, il presidente del Consiglio comunale Antonio Sacchi e l'assessore alla Cultura Giacomo Galazzo non solo per la loro presenza attiva e le loro parole di impegno a favore dell'Europa, ma anche per il contributo dato, volto a consentire una maggiore partecipazione di studenti pavesi al XX seminario regionale di Desenzano su Il federalismo e l'unità europea di fine aprile.
Ringrazio tutta la rete di professori e presidi che da tanti anni interagiscono con noi per la diffusione della conoscenza delle problematiche europee nelle ultime classi degli Istituti superiori di Pavia. Abbiamo allargato il nostro progetto anche al Liceo Galilei di Voghera e diamo il benvenuto alla delegazione qui presente.
Parlo a nome dell'AEDE, del MFE e della GFE che insieme hanno collaborato per l'attuazione delle varie fasi.

In questi dodici anni circa diciottomila studenti di tutti gli Istituti superiori di Pavia e tanti professori hanno avuto la possibilità di informarsi sul processo di integrazione europea che da allora, nonostante le difficoltà, ha fatto notevoli passi avanti: si sono messe in cantiere le quattro unioni: bancaria, fiscale, economica e politica. La prima, quella bancaria è già avviata.
Ma purtroppo la serie di gravi eventi che si sono succeduti in quest'anno e in questi mesi, ed in particolare i problemi legati ai flussi migratori e al terrorismo, hanno da un lato messo in evidenza l’impossibilità di gestire questi problemi a livello nazionale, ma dall'altro hanno distratto i governanti europei da un cammino verso una maggiore integrazione dei paesi della zona euro.
E' ormai scontato, infatti, che la Gran Bretagna, che non vuole una federazione europea, si limiterà, se il referendum indetto per il 23 giugno sarà favorevole, a restare nel grande mercato europeo, ma non costituirà più un freno per gli altri, se questi avranno la capacità di andare verso una maggiore integrazione politica.
Le paure dominano l'opinione pubblica e ritardano le scelte politiche. Eppure se c'è un momento in cui occorre dare una forte risposta europea unitaria è proprio questo. L'impotenza dei singoli Stati europei è sotto gli occhi di tutti. La gente,nonostante tutto, ne è consapevole e i governanti sanno che non c'è alternativa.
In questo anno abbiamo discusso di questi e di molti altri argomenti durante le conferenze in classe e gli approfondimenti presso la nostra sede (di storia e di attualità del processo di unificazione europea, delle sfide della globalizzazione e delle conseguenze sulla società europea, dei valori della pace e della solidarietà, di innovazione tecnologica, del futuro della ricerca, di democrazia e di cittadinanza secondo il concetto federalista dell'unità nella diversità, di cultura europea).
Alcuni di questi argomenti saranno stati recepiti e interiorizzati, altri meno.
Abbiamo, soprattutto, rilevato l’importanza della corretta e ampia informazione, che consente il formarsi di una coscienza critica anche sulle grandi problematiche mondiali e sul processo di unificazione europea.
Non ci aspettiamo risultati immediati. Abbiamo seminato. Oggi più che mai servono la riscoperta di valori e di idee. Serve avere una rotta per evitare di essere trascinati nel caos degli eventi: questa rotta è continuare a volere con tutte le forze la Federazione europea perché l'alternativa è drammatica, in molti casi si chiama guerra!
Ci sono forze che godono del momento difficile, speculando sulle paure della gente, per far fare scelte nazionaliste, di xenofobia, di chiusura delle frontiere, di smantellamento degli accordi di Schengen.
Queste forze, pur con nomi diversi, sono sempre le stesse dal tempo del manifesto di Ventotene di Spinelli del 1941, sono quelle della reazione, della divisione, anche a livello nazionale, del conflitto.
Questi gruppi politici cavalcano l’onda giocando sulle difficoltà, ma non spiegano quanto si starebbe male fuori dal contesto europeo.
Bisogna quindi vigilare e non stare zitti quando qualcuno porta avanti idee di divisione, e per farlo bisogna avere la consapevolezza e la convinzione che sia la cosa giusta e sentire che è anche una responsabilità personale.

Concludo con queste parole di Umberto Eco, recentemente scomparso:

Cari ragazzi ringraziate di essere europei. Voi per fortuna non sapete che cosa sia una guerra.............
Perché rievoco queste cose? Perché per la prima volta in millecinquecento anni di storia, dal 1945 a oggi abbiamo avuto quasi settant'anni ininterrotti di pace (se si esclude un conflitto nei Balcani, atroce ma localizzato e abbastanza breve). Voi siete i figli di settant'anni di pace. Forse la pace vi annoia e per questo vi fate delle canne, ma se non ci fossero stati questi settant'anni voi forse non sareste nati, o sareste morti a sette anni giocando tra le macerie e inciampando in una bomba inesplosa. E invece molti di voi possono non solo vivere in pace a casa loro, ma tentare l'avventura del programma Erasmus e sperimentare come si vive e si studia in altri paesi.
Perché godete di questa fortuna? Perché delle persone illuminate, che si chiamavano Altiero Spinelli, Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer, Robert Schumann e altri, fondatori dell'Europa unita, hanno capito che non solo per necessità politiche ed economiche ma anche per profonde ragioni di unità culturale si doveva riconoscere il nostro continente come una patria comune.

(UMBERTO ECO Cari ragazzi, Quirinale, L'Europa siamo noi, 29 novembre 2014)

Ecco il senso del nostro progetto.

 

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