Caro Direttore,

in merito alle note di Luisa Trumellini, pubblicate nell’Alternativa europea dello scorso aprile, sotto il titolo “la disUnione europea” vorrei fare alcune considerazioni non tanto sulle riflessioni svolte nella prima parte dello scritto, la pars destruens, quanto sulla seconda, riassunta nelle considerazioni finali – costituenti quella che potrebbe essere considerata, mi pare, la pars construens del discorso…

La schiacciante – ma troppo trascurata – verità è in effetti, a mio sommesso avviso, una sola: e sta nel fatto che, anche per le nazioni del nostro continente, nessuna ipotesi politica – e neppure ideale – utile ad affrontarne i gravissimi problemi che ne insidiano mortalmente l’avvenire, è concepibile, senza disporsi ad estendere la propria critica e la propria considerazione ben oltre i limiti dell’orizzonte europeo

Ma allora, quoi faire, che pensare? Forse i suggerimenti di Alternativa – e di quanti eventualmente credessero, o credano, di poterne seguire le riflessioni – potrebbero essere accettati se si riuscisse a travasarne lo schema, e soprattutto lo spirito e le intenzioni sottostanti in un quadro – o devo dire un sogno? – più vasto (ma non per questo più inverosimile). Un quadro, o un sogno, che, per le ragioni già accennate, appare a me in conclusione il solo degno di essere non vanamente coltivato. E nel quale soltanto la sostanza che quei suggerimenti esprimono potrebbe ritrovare significato ed offrire risposta agli ansiosi sentimenti che agitano il fondo dell’anima dei cittadini europei e di tutto l’Occidente.

L’Occidente, appunto: quella realtà geopolitica, storica e ideale che, almeno in prospettiva, immagino in una assurda visione, estesa dalle coste americane del pacifico fino al confine dei monti Urali, e dalla quale soltanto – credo – quella risposta potrebbe essere da ultimo sperata ( e non presumo certo, con ciò, di aver scoperto nulla di straordinariamente nuovo).

Interessare, coinvolgere fin da principio, senza riserve o reticenze, né complessi di nessuna specie, nel progetto delineato da Alternativa europea, gli Stati Uniti d’America (e anche la Russia) come partecipi indispensabili, nei momenti e per i settori che appariranno a tutti più utili e coerenti (la difesa e la politica estera in primis, ovviamente) non sarà, o non sarebbe, forse impossibile: è questa, comunque, a mio sommesso avviso, la condizione essenziale perché l’iniziativa ipotizzata possa – anzitutto – partire, ottenere consenso, confortare le aspettative e, fin dall’inizio, indicare con chiarezza gli scopi da perseguire nella realtà che ci circonda di un mondo ormai fatto ad ogni effetto per chiunque, singoli, nazioni o grandi aree regionali, villaggio globale.

Guido Bersellini
Vicepresidente Federazione Italiana Associazioni Partigiane

  

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