“Da qualunque parte ci si volga non si incontrano che dei vicoli ciechi... Bisogna cambiare il corso degli avvenimenti... Non bastano le parole. Solo un’azione immediata su un punto essenziale può smuovere l’attuale situazione di stasi. E’ necessaria un’azione profonda, reale, rapida e drammatica che cambi le cose e faccia entrare nella realtà le speranze alle quali i popoli stanno per non credere più”.

Con queste parole, contenute nel Memorandum del 3 maggio 1950, Jean Monnet incitava la classe politica francese a non cedere il campo alle forze della divisione in Europa. E mai come oggi queste parole rispecchiano la situazione dell’Europa, ancora divisa, incapace di arrestare il proprio declino e costretta ad accettare il fatto che le decisioni riguardanti il proprio destino vengano prese altrove.

Il grande dibattito che si è sviluppato in Francia, a partire dal problema della ratifica della cosiddetta “Costituzione europea”, dimostra non solo la vitalità della classe politica francese, ma anche che la consapevolezza dei problemi e della necessità di superarli è maggiore proprio laddove maggiore è la responsabilità. Ed è un fatto che al cammino dell’integrazione europea la Francia ha contribuito con iniziative lungimiranti e coraggiose fin dal suo inizio.

Oggi è venuto il momento, per la Francia, di riprendere questo ruolo di motore a partire da tre constatazioni:

  • l’inversione di tendenza rispetto al declino e alla dipendenza degli Stati europei è legata alla nascita dell’“Europa-potenza”, cioè di uno Stato federale il cui governo possa prendere decisioni unitarie nei settori della difesa, della politica estera e della fiscalità;
  • oggi non è possibile trasformare l’Unione a 25 in una federazione;
  • come è già avvenuto in passato, e da ultimo con la moneta europea, si può uscire dal vicolo cieco solo attraverso l’iniziativa di un gruppo pioniere di Stati che prenda la decisione necessaria.

Se la Francia, con la storica dichiarazione di Robert Schuman, ha saputo aprire la strada della riconciliazione franco-tedesca, avviando di fatto il processo di unificazione europea, a maggior ragione può oggi svolgere un ruolo che assumerebbe lo stesso rilievo storico, ridando speranza e fiducia ai propri cittadini così come ai cittadini del resto d’Europa.

Alla Francia guardano, e sulla Francia contano, i federalisti europei perché inviti la Germania e i paesi fondatori ad unirsi in un Patto federale per creare il primo nucleo dello Stato federale europeo.

Comitato per lo Stato Federale europeo

 

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