Onorevole,

a nome del Comitato italiano per lo Stato federale europeo – che da cinque anni conduce una campagna basata sull’Appello ai Capi di Stato e di Governo dei sei Paesi fondatori, di cui forse Lei è già a conoscenza.

Le scrivo a proposito della Risoluzione n. B60327/2006, approvata dal Parlamento europeo il 14 giugno scorso, relativa alle “prossime iniziative per il periodo di riflessione e analisi sul futuro dell’Europa”.

Con molta franchezza, e al di là di quelli che possono essere stati i contributi e il voto di ciascun parlamentare in merito a questa Risoluzione, come federalisti europei ci sentiamo in dovere di esprimere il nostro dissenso e la nostra delusione per i contenuti qualificanti della Risoluzione stessa.

Infatti, l’assunto che sta alla base della Risoluzione parlamentare, contenuto nei punti 12 b) e 12 c), è, da un lato, che “gli Stati membri dell’Unione non saranno in grado di affrontare da soli le importanti sfide politiche dell’Europa” e, dall’altro, che “è generalmente riconosciuto che il trattato costituzionale fornirebbe all’Unione europea un quadro adeguato per affrontare tali sfide”. Ora, delle due affermazioni, la prima è esatta, la seconda è falsa.

Un “quadro adeguato” per affrontare le sfide interne e internazionali che stanno loro innanzi, gli europei possono darselo solo trasferendo la sovranità, in materia di difesa, politica estera, politica economica e di bilancio, ad un potere democratico sovranazionale, cioè – per chiamare le cose con il loro nome – fondando uno Stato federale europeo, con un governo democratico europeo.

Il trattato costituzionale, invece, esclude esplicitamente una simile prospettiva. Esso riafferma tutti i meccanismi della sovranità dei singoli Stati in tutte le materie fondamentali, come nessuno dei precedenti trattati comunitari si era sentito in dovere di fare. Prevede un aumento dell’ingerenza (ormai paralizzante, con 25 Stati membri) dei poteri nazionali, accrescendo anche il ruolo dei Parlamenti nazionali nelle decisioni europee. Perfino le tanto declamate “cooperazioni rafforzate” e “strutturate” servirebbero solamente, se attuate, a realizzare forme di collaborazione “a geometria variabile” in settori diversi, con un carattere meramente intergovernativo.

In realtà, il trattato costituzionale – che è improprio definire “Costituzione” – altro non fa che cercare di dare all’attuale Unione europea una struttura più coerente e adeguata a “tenerla insieme”, almeno per alcuni anni, dopo il grande allargamento del 2004. Di più a quel trattato non si può chiedere.

Pertanto, davanti alla reale e drammatica necessità di un’Europa politicamente unita, cioè federale, è del tutto evidente e – questo sì – “generalmente riconosciuto” (anche da chi paventa questa prospettiva) che tale obiettivo si può realizzare solo grazie all’iniziativa di un’avanguardia di Paesi, e certamente non partendo dal quadro dell’attuale Unione a 25 e dei trattati esistenti, quello costituzionale incluso.

In quest’ottica, quanto affermato nella citata Risoluzione parlamentare, punto 2, vale a dire l’opposizione del Parlamento europeo “all’immediata costituzione di gruppi ristretti di Stati membri”, suona inevitabilmente – e tristemente, nell’assemblea che vide all’opera e sostenne Altiero Spinelli – come una dichiarazione di opposizione alla nascita, in tempi ragionevoli, degli Stati Uniti d’Europa, e all’unica strada per realizzarli: un primo nucleo aggregatore. Ben altro, come federalisti, ci saremmo aspettati dal Parlamento europeo.

Tuttavia, nutriamo ancora fiducia nell’azione dei membri italiani del Parlamento europeo. L’Italia, Paese fondatore, ha più volte in passato svolto un ruolo di avanguardia in momenti cruciali della costruzione europea. Questo ruolo, e questa responsabilità, vanno ripresi senza indugio, a tutti i livelli. Se, per esempio, i parlamentari europei dei Paesi fondatori si dichiarassero a favore di una vera prospettiva federale, al di là degli attuali trattati, ed esortassero i rispettivi Governi a prendere l’iniziativa in quella direzione, questo – oltre che doveroso nei confronti degli elettori – sarebbe un contributo al comune obiettivo dell’unità europea. E questo i federalisti e i cittadini si attendono dai propri rappresentanti a Strasburgo.

Nel ringraziarLa per l’attenzione che vorrà riservare a questa lettera, La prego di gradire i miei migliori saluti.

Paolo Lorenzetti Coordinatore nazionale del
Comitato per lo Stato federale europeo

Milano, 1 settembre 2006

 

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