L’Italia deve al processo di integrazione europea cin quant’anni di pace e di prosperità. In questo processo i governi italiani che si sono succeduti nel tempo sono sempre stati all’avanguardia. Essi, a cominciare da quelli presieduti da Alcide De Gasperi, hanno sempre dato un contributo fonda mentale al raggiungimento dei traguardi europei più importanti. Ma il processo di integrazione europea non è né concluso, né irreversibile. Oggi l’Unione Europea, in una situazione internazionale drammatica e alla vigilia dell’allargamento verso l’Europa centrale e orientale, si trova di fronte a scelte cruciali, e il ruolo del governo italiano potrebbe ancora una volta esse re decisivo.

Infatti l’Europa sta tentando da dieci anni di affrontare il problema dell’insufficienza delle sue istituzioni, sia a fronte del problema del governo della moneta unica che di quello dell’allargamento. All’ultimo vertice europeo di Laeken è stata varata una Convenzione con il compito di studiare il problema della Costituzione europea. Questa iniziativa segue il fallimento delle due conferenze intergovernative che, rispettivamente nel ‘96 e nel 2000, hanno tentato di sciogliere il nodo delle riforme istituzionali; senza successo, perché si è ormai esaurita la possibilità di introdurre piccoli ritocchi e si è ormai arrivati al problema cruciale del salto federale, che nessuno Stato è ancora deciso a compiere. La Convenzione ripropone lo stesso problema avendo avuto, come mandato, non quello di pro gettare la creazione dello Stato federale europeo, ma semplice mente quello di sistemare i Trattati in modo che garantiscano maggiore legittimità ed efficienza alle istituzioni europee. Ma l’ impasse in cui si trova l’Europa deriva proprio dall’impossibilità di dare legittimità democratica ed efficienza alle istituzioni europee senza affrontare il problema della costruzione di un quadro statuale europeo; infatti, solo nell’ambito degli equilibri di potere e della vita democratica garantiti dallo Stato, in cui i cittadini possono partecipare alla formazione della volontà politica, diventa possibile perseguire l’interesse generale.

 

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