Il secolo che ci siamo lasciati alle spalle ha portato l’Europa fino all’estremo del male. La brutale rivalità fra le nazioni ha generato le guerre più distruttive che la storia abbia mai conosciuto e la prepotenza dei governi fascista e nazista ha calpestato brutalmente i valori di libertà, democrazia e giustizia che si erano affermati nel corso della storia europea.

Il riscatto dell’Europa è iniziato con la riconciliazione franco-tedesca e la creazione da parte dei Sei delle Comunità, che hanno aperto la via verso la costruzione dell’unità del continente, non solo per garantire la pace in Europa, ma anche per contribuire alla pace nel mondo e all’uguaglianza di tutti i popoli.

Dopo la fine della seconda guerra mondiale, l’unificazione europea ha compiuto un lungo cammino, giungendo, con la moneta unica, fino alla soglia della creazione di quella Federazione europea che era negli intenti dei sei paesi fondatori delle Comunità. Ma non è ancora stato compiuto il passo cruciale: il passaggio della sovranità dagli Stati all’Europa.

L’Europa ha così assistito, in questi ultimi decenni, a un radicale mutamento del quadro mondiale di potere, ma non ne è stata protagonista. Essendo il processo di formazione della volontà politica tuttora nelle mani dei singoli Stati membri dell’Unione, essa non ha saputo elevarsi al ruolo di soggetto politico in grado di assumersi le proprie responsabilità mondiali, ed è costretta ad accettare che le decisioni che riguardano i popoli europei e del resto del mondo vengano prese altrove.

Oggi più che mai la mancanza di uno Stato federale europeo è un delitto contro l’umanità, minacciata nella sua sicurezza da forze contro le quali non basta la repressione. Ciò che è necessario è un quadro mondiale di potere più equilibrato, in cui l’Europa contribuisca con le sue effettive potenzialità e con i mezzi pacifici della collaborazione a sradicare la violenza, frutto della miseria e dell’emarginazione.

Il tempo per portare a compimento l’unità dell’Europa non durerà ancora a lungo. In un mondo sempre più scosso da sussulti nazionalistici e da violente contrapposizioni l’alternativa “unirsi o perire”, che dopo la seconda guerra mondiale evocava la tragedia del conflitto appena concluso, ha oggi la medesima drammatica risonanza. E le stesse sfide interne all’Unione europea, prima fra tutte quella dell’allargamento, sono destinate a paralizzarne il funzionamento e ad avviare un processo di disgregazione se non saranno affrontate con un radicale rafforzamento delle istituzioni sovranazionali, attraverso la fondazione di uno Stato federale europeo.

Il Movimento Federalista Europeo rivolge pertanto un Appello solenne ai governi dei sei paesi fondatori affinché rompano gli indugi e manifestino la volontà di rinunciare alla sovranità nazionale assumendo l’iniziativa di fondare la Federazione europea, aperta a quei paesi che potranno e vorranno aderirvi. Solo un coraggiosa decisione da parte dei governi più responsabili potrà evitare che l’Europa, sempre più emarginata nel quadro mondiale e condizionata dalle sue divisioni interne, sia trascinata sulla via della decadenza civile, sociale e politica.

(Roma, 17 Novembre 2001)

 

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