Il Consiglio europeo del 7-8 febbraio, conclusosi con un criticatissimo accordo al ribasso sul prossimo bilancio dell’Unione europea, dovrebbe spingere, ancora una volta, ad una riflessione seria e responsabile sul futuro dell’Europa.

Appunti su due scritti di Francesco Rossolillo(*) come spunto di riflessione sull’importanza del ruolo svolto, e da svolgersi, da parte del MFE, e come occasione di approfondimento, in primo luogo personale, in merito alla cultura fondante dell’azione federalista.

Settembre è stato un mese denso di avvenimenti per l’Europa. La consapevolezza della gravità della crisi, che nessuno Stato europeo è in grado di risolvere da solo, si accompagna alla presa d’atto quasi unanime dell’urgenza del completamento dell’Unione.

Le dimensioni e la durata della crisi dell'eurozona continuano a preoccupare i leader di tutto il mondo, in particolare negli Stati Uniti e nei paesi BRICS.

Esiste un legame diretto tra l'aggravamento della crisi siriana e la debolezza dell'Europa sul piano internazionale e la sua incapacità di promuovere il processo di democratizzazione nel mondo arabo.

Nell'affrontare la crisi greca, l'Europa dovrebbe far tesoro degli insegnamenti della crisi dell'Argentina e dei problemi del Mercosur.

Costretta a occuparsi di Europa, la Lega Nord propone la ridefinizione geografica dell'eurozona, basata su Francia, Germania, Benelux e “macroregione dell'Italia del Nord”. Ma dalla crisi si può uscire solo rafforzando l'Europa, non dividendola.

Il recente discorso di Giorgio Napolitano alla Fondazione Pellicani di Venezia sui legami tra la crisi della politica, rimasta confinata nel quadro nazionale, e l'attuale impasse della costruzione europea merita di essere ripreso e meditato.

Editoriale

È quasi una valanga: in questo momento il numero di prese di posizione sull’avvenire dell’Europa da parte di personalità politiche di primo piano supera ogni previsione”.

La domanda che bisogna porsi non è quanto sia coerente la politica dell’Europa nei confronti del Medio Oriente, ma piuttosto se e come sia possibile attuare una politica estera europea che non sia la somma di politiche estere nazionali e contraddittorie.

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