Pour un premier noyau continental de Fédération européenne , Discours prononcé à l’Assemblée Consultative du Conseil de l’Europe par Natale Santero, Sénateur de la République Italienne, Mercredi 28 Novembre 1951.


L’ipotesi della creazione della federazione europea a partire da un nucleo iniziale di paesi aperto a successive adesioni non è nuova.

Già agli inizi degli anni cinquanta nell’ambito di un Consiglio d’Europa che contava allora appena una decina di paesi si pose questo problema. Nel corso dell’Assemblea consultiva del Consiglio d’Europa svoltasi il 28 Novembre 1951 la questione fu apertamente affrontata e messa ai voti.

Vale la pena riportare alcuni passaggi del discorso(*), pronunciato dal presentatore della risoluzione per conto dei 42 firmatari membri dell’Assemblea in rappresentanza dei vari paesi (su 99 votanti la mozione), tra cui Parri (già presidente del Consiglio italiano dopo la Liberazione nel 1945), Chaban Delmas (che aveva preso parte alla liberazione di Parigi nel 1944 come generale di brigata di De Gaulle e che sarebbe più tardi diventato Primo ministro francese) e von Brentano (allora in procinto di diventare ministro degli esteri di Adenauer nella Repubblica federale tedesca):

“E’ opinione comune che l’unità europea non deve finire con la fine della minaccia che, per molti, è la sola ragione che li spinge a sostenerla. Come è opinione comune che non c’è tempo da perdere e che occorre avanzare rapidamente.

Purtroppo il disaccordo si manifesta nel momento in cui si discute sul come avanzare, su come costruire l’Unione europea, come abbiamo visto in seno alla commissione Affari generali.

Tutti riconoscono la necessità di costruire l’Unione europea in seno alla comunità atlantica perché tutti sanno che, senza l’aiuto degli Stati Uniti, non sarebbe possibile garantire la sicurezza economica e politica come, ieri, senza l’aiuto degli Stati Uniti, non avremmo vinto la battaglia contro la carestia, la miseria, la disperazione e il caos.

Il punto cruciale del disaccordo si manifesta, con differenti gradi di intensità, quando si pone apertamente il seguente problema: si deve costruire realmente una unione politica degli Stati dell’Europa Occidentale?

Purtroppo la Gran Bretagna ci ripete che, come non ha voluto prender parte al lancio del piano Schuman e dell’esercito europeo, così non intende partecipare a una unione politica con i popoli dell’Europa Occidentale.

Noi sappiamo che la situazione della Gran Bretagna è, in effetti, a causa dei suoi rapporti con il Commonwealth, diversa da quella degli altri paesi europei. Pur condividendo gli ideali e le paure degli altri paesi europei, noi riconosciamo che è nostro dovere rimettere ai nostri amici britannici la responsabilità di decidere di partecipare appieno all’unione europea e ci rallegriamo dei segnali di incoraggiamento che da alcuni di loro ci vengono rivolti...

Le cose si complicano quando consideriamo che gli Stati scandinavi hanno espresso la loro volontà di allinearsi con la Gran Bretagna e quando si levano voci, anche voci importanti, da numerosi paesi, che dichiarano le loro perplessità di fronte alla prospettiva di creare un primo nucleo d’unione politica europea senza la partecipazione della Gran Bretagna.

Noi, sottoscrittori della proposta di risoluzione che vi sottoponiamo, io stesso e i miei colleghi italiani riconosciamo che il primo nucleo d’unione europea che si potrebbe costituire a partire dai paesi del piano Schuman non è l’unione europea che abbiamo sognato, che abbiamo voluto, e che vorremmo. Ma noi l’accettiamo, come altri colleghi di altri paesi che si sono espressi in questo senso, perché è la sola cosa che oggi possiamo fare per avanzare davvero…

Il pericolo che gli Stati Uniti potrebbero un giorno abbandonare al loro destino una unione europea che partecipasse alla comunità atlantica come un nucleo separato dalla Gran Bretagna e dal Commonwealth non ci sembra realistica. Al contrario è più realistico pensare che gli Stati Uniti potrebbero un giorno rassegnarsi ad abbandonare i popoli europei divisi, indecisi, deboli e insaziabili divoratori di aiuti americani…

Si dice che un primo nucleo di Stati continentali, anche se forte di 150 milioni di uomini e donne, non sarebbe credibile: lo sarebbero forse gli Stati attuali senza l’aiutoamericano?

Non è vero che il primo nucleo di federazione europea sarebbe la caricatura o la negazione dell’Europa, allo stesso modo che il neonato non è la negazione dell’uomo adulto.

Gli Stati che resteranno, inizialmente, fuori da questa unione saranno strettamente associati all’unione e non potranno resistere a lungo all’appello potente dei fatti.

Per noi, e noi crediamo anche per la maggior parte degli uomini politici, il piano Schuman e la creazione di un esercito europeo postulano un’organismo politico di coordinamento sopranazionale. Si tratta di una logica inesorabile che richiama alla coerenza…

Auspico pertanto che voci più autorevoli della mia e che la stessa voce di questa Assemblea, che, nonostante sia ancora consultiva può certamente essere ascoltata, raccomandino che i sei paesi del piano Schuman, su iniziativa di uno o più dei loro governi, concludano tra loro al più presto un accordo che affidi a una Assemblea eletta dai parlamenti dei sei paesi coadiuvata da un gruppo di esperti, il compito di elaborare un patto aperto agli altri paesi europei. Questo patto dovrà istituire una autorità politica federale europea e dovrà essere sottoposto a ratifica da parte degli Stati.

Parallelamente ai lavori di questa Assemblea e in collegamento con essa, il Consiglio d’Europa avvierà uno studio sulla natura delle relazioni speciali che dovranno essere stabilite tra la comunità federale in via di formazione e gli altri Stati membri.”

La mozione fu respinta per pochi voti. Al suo posto venne approvata una mozione simile a quella presentata, ma così emendata: il paragrafo “Si raccomanda al Comitato dei ministri [del Consiglio d’Europa] che i sei paesi del piano Schuman, per iniziativa di uno o più governi, concludano tra loro al più presto un accordo per affidare a una Assemblea … il compito di elaborare un patto che istituisca un’autorità politica federale europea da sottoporre a ratifica”, venne sostituito dalla seguente formula: “Si raccomanda al Comitato dei Ministri [del Consiglio d’Europa] di favorire la conclusione rapida tra i paesi membri disposti a farlo, di un accordo che istituisca una autorità politica sottoposta al controllo democratico di un’assemblea parlamentare”.

In questo modo si toglieva dall’agenda politica il problema di individuare il quadro e le responsabilità da cui dipendeva davvero l’esito politico del processo di unificazione europea: anche se in un ambito consultivo come quello dell’Assemblea del Consiglio d’Europa, il peso della Gran Bretagna e dei suoi alleati aveva prevalso. Dei passi avanti furono possibili negli anni successivi solo abbandonando al suo destino l’organizzazione regionale del Consiglio d’Europa che ricalcava, e tuttora ricalca, il modello della Lega delle nazioni, e creando nuove istituzioni comunitarie. Questo processo ha però da tempo raggiunto il suo limite di sviluppo e, come ha mostrato l’esperienza della tormentata elaborazione al ribasso prima e della fallita ratifica del trattato costituzionale europeo poi, è ormai senza sbocchi politici. Per questo torna d’attualità il problema di sciogliere una volta per tutte il nodo dell’unità politica attraverso la creazione di un nucleo federale a partire dai paesi fondatori.

 

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